sabato 20 febbraio 2010

venerdì 19 febbraio 2010

giovedì 18 febbraio 2010

mercoledì 17 febbraio 2010

martedì 16 febbraio 2010

Homus purificatus!

Parte 1 - Carmela "Addio Carmela"; "Una settimana di grandi eventi"


Parte 2 - Diretta; George "Il ritorno del monoglotta"; Maicol "Lo scherzomane colpisce ancora"


Parte 3 - Mauro "L'anello maledetto"; Diretta


Parte 4 - Diretta; "La casa della cultura"; Mauro "Purificatio Flagellatio"


Parte 5 - Provini

lunedì 15 febbraio 2010

Questo bell'edificio...

"La luna, una palla in mezzo al cielo, tingeva l'erba d'argento, ma Edo Sambreddero detto Zombie attraversava la savana a testa bassa senza degnarla di uno sguardo. In una mano stringeva il trincia pollo.

Un venticello leggero, abbastanza freddo da farlo rabbrividire, gli si infilava nella giacca. Il satanista si sfregò le braccia per cercare di togliersi di dosso quel gelo che non lo abbandonava più.

Davanti gli passò un branco di gazzelle seguite da un gruppo di canguri. Nemmeno quello spettacolo catturò la sua attenzione.

Come diceva Amleto? "Questo bell'edificio, la terra, mi sembra un promontorio sterile, questa volta d'aria stupenda, quello straordinario firmamento lassù, quel tetto maestoso trapuntato di fuochi d'oro, ebbene a me non pare che una massa lurida e pestifera di vapori."

Sì, la terra era un posto veramente schifoso.

Solo in un posto schifoso come questo Silvietta si può sposare con uno come Murder.

Quando aveva sorpreso i due innamoratini parlare del loro matrimonio, sulle prime aveva pensato che fosse uno scherzo. Non può essere vero, continuava a ripetersi mentre i due parlavano della chiesa, del ricevimento e delle altre puttanate. Poi aveva visto Silvietta piangere di commozione e aveva capito che era tutto vero e qualcosa si era seccato per sempre dentro di lui.

Quando era bambino suo nonno lo portava nell'orto, un piccolo appezzamento sotto il viadotto di Oriolo, e gli dava una boccetta di veleno per eliminare le erbacce infestanti. "Ne basta una goccia", si raccomandava suo nonno, e Edo con il contagocce faceva cadere una sola goccia nera come petrolio sulla cima della pianta, e quella, in meno di mezz'ora, perdeva tutti i suoi colori e si trasformava in uno sterpo secco.

La stessa cosa è successa a me. Silvietta gli aveva seccato il cuore per sempre.

Quante volte si era lamentata con lui di Murder, che era rozzo e distratto, che si scordava sempre il loro mesiversario?

"Non ci riesco a parlare come con te. Tu sei diverso. Tu mi capisci...".

Quante notti avevano passato al telefono guardando Amici alla tele e odiando quei piccoli mostri senza talento che litigavano, o a parlare di musica, dei Motorhead e dell'importanza storica di Demin and Leather dei Saxon? Quante volte il sabato pomeriggio si erano fatti via del Corso avanti e indietro dimenticandosi del tempo che passava, dei saldi nei negozi, della gente intorno a loro, della corriera che li riportava a casa?

D'accordo, non erano fidanzati. Lei stava con Murder. Ma che aveva più di lui quel ciccione con la forfora?

Va bene, lui era affetto di alitosi congenita, però aveva letto su internet che esisteva una cura definitiva con le cellule staminali. In Italia era vietata, ma appena sua madre fosse morta, avrebbe ricevuto in eredità le monete d'oro di papa Luciani e avrebbe avuto i soldi per andarsi a curare in America.

Una volta Murder era andato a trovare la zia a Follonica e loro due erano andati a cena alla pizzeria Jerry 2. Era stata una serata speciale, si era creata un'intimità unica. Lei gli aveva raccontato delle paure che aveva da piccola, del sogno di diventare una regina del death metal.

Dopo l'aveva accompagnata a casa e l'aveva salutata con il solito rispettoso bacio sulla guancia, ma lei con le labbra gli aveva sfiorato l'angolo della bocca. Era stato solo un attimo, eppure la pelle, lì dove Silvietta aveva poggiato il bacio, gli era rimasta sensibile come quando ti bruci con una forchetta incandescente.

Per mesi ci aveva ripensato a quel bacio. Se lui, come un idiota, non avesse spostato la testa, probabilmente si sarebbero baciati in bocca.

Si poggiò il dito sull'angolo scottato. Provò un brivido e strinse i denti per non mettersi a piangere. Ripensò alla notte del sacrificio nel bosco di Sutri. Gli altri si erano limitati a scoparsela e a venirle addosso come un branco di cani arrapati. Lui no, per lui era stato diverso, lui ci aveva messo amore e quando finalmente era venuto si era adagiato sui suoi piccoli seni bianchi con le lacrime agli occhi, con la voglia di prenderla e portarla via.

E dopo che l'avevano seppellita viva, senza farsi vedere dagli altri aveva smosso la terra in modo che Silvietta potesse riemergere dalla fossa. Quando l'aveva rivista, tre giorni dopo, seduta su una panchina davanti al cinema, aveva capito che quella ragazza incredibile era la donna della sua vita.

E ora aveva scoperto che quei due si sposavano.

Biscottino.

Non c'era molto da aggiungere, se non che non aveva più senso vivere".

Fonte: "Che la festa cominci" di N. Ammaniti

domenica 14 febbraio 2010