Nella nostra capacità di lavoratori o imprenditori dobbiamo fare i conti con altri lavoratori e altri imprenditori: quelli dei Paesi low cost che ci fanno concorrenza più o meno leale. Che cosa fare? C'è chi vorrebbe tornare al protezionismo, eirgendo quote o dazi: una scelta che la storia ha dimostrato perdente, e che soffre di qualche eccezione solo quando una nazione è agli albori dello sviluppo e vuole favorire industrie nascenti. Tuttavia, non ci si può nemmeno limitare a registrare i danni e magari, se si vuole essere altruisti, congratularsi con lavoratori e imprenditori dei Paesi più poveri del nostro che stanno uscendo dalla povertà esattamente come facemmo noi in periodi lontani della nostra storia: lavorando e producendo e offrendo al resto del mondo merci e servizi con un rapporto vincente fra prezzo e qualità. Possiamo fare qualcosa di più: se quel che produciamo viene scalzato dalla concorrenza dobbiamo produrre qualcosa di diverso, innovare i modi di produrre e i prodotti stessi.
Quel che succede è già successo in passato, la storia economica del mondo è da sempre scandita da "passaggi del timone" fra Paesi emersi ed emergenti: la concorrenza è un processo di creazione e distruzione, ma la distruzione può essere creativa. Quando parliamo di concorrenza dei Paesi low cost parliamo di concorrenza di prezzo. Ma questa è solo una parte di quel che succede nell'arena dei mercati.
Ascoltiamo un grande economista, Joseph Schumpeter: "Appena la concorrenza sulla qualità e sui servizi al cliente viene ammessa nei sacri recinti della teoria, la variabile-prezzo scende dal suo piedistallo. Nella realtà del capitalismo, in quanto distinta dall'immagine che ne danno i libri di testo, non è la concorrenza sul prezzo che conta. La competitività è quella che viene dal nuovo prodotto, dalle nuove tecnologie, una competitività che determina un vantaggio decisivo di costo o di qualità, e che non opera al margine; minaccia non tanto i profitti o le quantità prodotte ma le fondamenta stesse, la vita stessa delle imprese. E' di tanto più efficace della concorrenza di prezzo un bombardamento è più efficace dello scasso di una porta."
Molti obietteranno che cambiar pelle, per imprese e lavoratori, è più facile a dirsi che a farsi, ma non ci sono alternative. Tanto più che la concorrenza dei Paesi low cost non è in gioco a somma perdente. Questi Paesi, che all'inizio ci fanno concorrenza su quei prodotti - per la persona e per la casa - che erano e sono uno dei nostri punti di forza, quando diventano più ricchi diventano anche mercati di sbocco per le nostre esportazioni. Esportazioni che in effetti stanno crescendo fortemente verso quelle aree. Se quindi saremo capaci di cambiare i nostri mix produttivi e di offrire beni di qualità più elevata, troveremo ad accoglierci mercati molto più vasti di prima.
Come lavoratori, allora, dobbiamo essere pronti a cambiar lavoro, perchè fare sempre la stessa cosa non è più possibile. Un tempo, nella vita lavorativa, c'era prima un periodo di studio, dopodichè si entrava nel mondo del lavoro dove si rimaneva fino alla pensione. Non è più così. Studio e lavoro ci accompagnano lungo tutta la vita attiva, perchè può essere necessario acquisire nuove professionalità e nuovi saperi. E lo Stato deve offrire i mezzi per una formazione continua, così da lubrificare il passaggio di risorse umane da settori in declino a settori in espansione.