martedì 28 dicembre 2010

Pancreas

Tra i libri che ho ricevuto per Natale, mi è stato regalato (finalmente) il libro di Giobbe Covatta "Pancreas - trapianto del libro cuore".

Molto probabilmente proporrò vari pezzetti di questo libro, anche perchè sono molto spassosi... ovviamente non posso che iniziare dalle prime pagine.

"Nulla è più emozionante del primo giorno di scuola. Me lo ricordo: era già dal 23 luglio che facevamo la disinfestazione per i topo, avevano vinto i topi e ce ne erano alcuni grossi come cammelli.
Il bidello sorrise e aprì il portone; il portone cadde e aprì il bidello, che ancora sorride: è rimasto sotto, ridotto come una specie di radiografia. Lo portarono in ospedalle in busta chiusa.
Tutti i bambini entrarono di corsa urlando, anche perchè cercavano di sfuggire agli spacciatori. Le aule erano splendide: pavimenti di cotto, prosciutto cotto, quello delle merende degli anni passati, azzeccato per terra. Per rendere trasparenti le finestre erano stati rotti i vetri. I nemici nascosti dell'igiene, grossi come tacchini, aspettavano i bambini in smoking: il primo giorno di scuola era anche per loro una grande occasione.
Tra i bambini ricordo Deborah, con la "h" finale, un bambino di 11 anni che la mamma aveva chiamato così per rendergli la vita più facile. Deborah stava solo e in disparte... si fosse fatto la doccia più spesso... chissà! Era uno di quei bambini che a Carnevale mandavamo nelle altre classi al posto delle fialette puzzolenti.
A un tratto Claudio Castello si avvicinò a Deborah. I ragazzi ammutolirono guardando commossi la scena. Claudio era furbo per natura e socialista per vocazione, rubò la merenda di Deborah e scappò; allora Deborah, che era timidissimo e dolce, si avvicinò a Claudio e con un cric gli sgranò tutti i denti.

C'è ancora il pavimento pieno di molari. Quello fu un giorno commovente e i ragazzi impararono un fatto importante: "Chi ha il pane non ha i denti, chi ha i denti non ha il pane".
Mentre Castello cercava ancora i suoi canini entrò il preside con aria mesta, salutò con grande dignità e disse: "Ragazzi devo darvi una brutta notizia, avrete un altro maestro, quello dell'anno scorso è morto!". Ci fu un boato di gioia, applausi, tutta la curva B della classe intonò un tripudio. "E' stato il fumo a ucciderlo" disse il preside.
Il maestro dell'anno passato era un uomo decrepito, aveva il volto incartapecorito dalle rughe, capelli bianchi e radi, denti cariati, spalle curve e parlava con voce roca e catarrosa. Aveva ventitre anni.
Un giorno lesse sul pacchetto di sigarette: "Il fumo nuoce gravemente alla salute". Allora cominciò a ridere, ridere, ridere e rise tanto che morì soffocato.
Il mio compagno Bakunin lo diceva sempre: "Sarà una risata che vi seppellirà".

Così il preside ci presentò il maestro di quest'anno. Si chiamava Sergio Sergio, Sergio di nome e Sergio di cognome, ma tutti per comodità lo chiamavamo Piero. Un ragazzo timidissimo. Quando noi bambini entravamo in classe lui si alzava.
Era giovane, aveva ancora l'acne juvenilis, non molta in realtà, un foruncolo solo, ma non siamo mai riusciti a vederlo bene in faccia perchè quel foruncolo lo copriva tutto. Ricordo che Garrone quel giorno gli chiese: "Possiamo dar fuoco alla maestra di ginnastica sul prato?".
"Non credo" rispose lui timido "si rovina tutto il prato, comunque domani chiederò al preside".
Capimmo che quello sarebbe stato un anno particolare.

Quel giorno ritrovai anche tutti gli altri miei compagni: Musiani Silvio, il primo della classe; intelligente come un ramarro, aveva passato tutta l'estate a studiare a memoria il programma di quest'anno per non fare brutta figura.
Scannaguaglia Pino, il piccolo iettatore; quando lo vedevamo ci grattavamo tutti. Era il compagno preferito dalla Forgioni, la bambina ninfomane, perchè con quella scusa poteva toccare chiunque.
Giacchetti Lorenzo, lo psicolabile: già all'appello, quando lo chiamarono, pensando di dover essere interrogato si cosparse di benzina e si dette fuoco.
Poletti Giovanni, il genio della scuola: suonava il piano e il violino, scriveva poesie, conosceva la teoria della relatività, sapeva fare la crostata di mirtilli, aveva la patente anche per i Tir. Al "Costanzo show" non volle mai andare perchè la trovava una trasmissione per ragazzi. Aveva sei anni e otto mesi.
Poi c'era il ripetente Paganini Nicola (nulla a che vedere con il violinista; infatti il violinista suonava, il mio compagno era suonato) che tutti chiamavano "scoglio", non perchè fosse forte ma perchè aveva la testa dura come il porfido; era stato bocciato un sacco di volte, aveva ottantanove anni. Quest'anno però ce l'avrebbe messa tutta, per fare contenti i genitori.
Poi c'era Barnum, il piccolo Darix Barnum, un ragazzo che viveva col circo. Suo padre era un pezzo d'uomo, nel senso che faceva il trapezista, era caduto nella gabbia delle tigri, e non ne era rimasto un gran che. La madre era la donna cannone, erano costretti a incontrarsi in volo, perchè i genitori contrastavano il loro amore. Erano rapporti fugaci, amplessi velocissimi, ma da uno di questi nacque Darix. Era un ragazzo vivace, un po' troppo, sarà che era circense, ma come sapeva far girare le palle lui non le sapeva far girare nessuno. Riusciva anche a starci sopra, stava sulle palle quasi a tutti. Era fachiro, mangiava il fuoco, beveva la nafta, ingoiava vetri e chiodi: certo la mattina era un problema, ma per amore dell'arte... Dopo il suo numero, si prendeva quattro chili di Falqui. "Ai bambini buoni la dolce Euchessina", sarà che lui non era buono, ma non gli bastava nemmeno l'idraulico liquido."

lunedì 27 dicembre 2010

Le notizie genuine

Passato il natale sommerso da una sdraiata di regali più o meno utili (colgo l'occasione di fare gli auguri a tutti i lettori, anche se in ritardo... ma in anticipo per farvi gli auguri di buon anno).

Tra i vari regali mi hanno regalato un libretto dal titolo "Informazione, istruzioni per l'uso. Vademecum per un consumo responsabile di televisioni, giornali, radio e web in Italia".

Ovviamente è un librettono tendenzialmente di sinistra... ancora non l'ho letto, ma penso che la morale sarà che tutte le notizie sono falsate e che le uniche autentiche sono queste (prossimamente, quando leggerò tale opera farò commenti a tal proposito).