martedì 5 luglio 2011

Calcio professionistico e dilettanti nell'amministrazione

Tutto nasce da un evento felice, dell'ingiustamente definito "calcio minore", della nostra provincia.

Il Borgo a Buggiano, contro tutti i pronostici, vince uno straordinario campionato di serie D, guadagnando la promozione in Lega Pro Seconda Divisione (già C2).
A quel punto, passata la gioia, subentrano gli oneri che il futuro campionato impone.
Lo stadio di Borgo necessita di interventi importanti di adeguamento, per i quali la Federazione concede una proroga. Ma c'è un'altra richiesta tassativa alla quale la società deve fare fronte: Offrire un proprio secondo campo nella provincia, con le carte in regola per il nuovo campionato, come emergenza, qualora il primo non fosse, per qualche motivo, utilizzabile.

La società richiede a Pistoia la disponibilità dello stadio nella quasi certezza che l'impianto fosse a norma. Al termine di settimane perse dietro ad estenuanti quanto farraginose procedure si giunge ad una verifica della commissione vigilanza.
Vengono rilevate una serie di irregolarità che fanno rigettare la richiesta. Il Borgo a Buggiano, a qualche giorno dal termine ultimo per l'iscrizione al campionato, si trova a sperare nello stadio di Agliana, per il quale non c'è certezza, ma resta l'ultima spiaggia per non rischiare di veder vanificati anni di impegno e successi.

Qui finisce la cronaca e cominciano le riflessioni. Non m' intendo di calcio ma la questione che sollevo è di tutt'altra natura.

Data l'importanza dei rilievi mossi dalla commissione di vigilanza, siamo sicuri che lo stadio ottemperi alle norme imposte anche alla serie minore in cui milita la Pistoiese? Solo qualche mese fa si parlava di speranze di ripescaggio per aspirare alla Lega Pro per la Pistoiese. Ma non erano al corrente i nostri dirigenti e amministratori delle stato di inadeguatezza dell'impianto? Soltanto pochi anni fa sono stati spesi fior di quattrini per la "messa a norma" della stadio. Ma a quali norme è stato adeguato se oggi ci troviamo in questa condizione? Oltretutto, la possibilità di avere a Pistoia una squadra che milita in un campionato Pro, anche soltanto per qualche partita, avrebbe portato qualche potenziale cliente alla sempre più asfittica economia cittadina.

La Pistoiese si trova di fronte ad un futuro incerto per le note vicende che hanno coinvolto il presidente Ferrari. Ora un'altra tegola potrebbe abbattersi sulla società.

L'ennesimo pasticcio di un'amministrazione che fa poco e male, tra approssimazione e incapacità. Dispiace che stavolta a farne le spese sia stata una simpatica e meritevole squadra della nostra provincia per la quale provo sincera ammirazione. Se nessun altro ci ha pensato, come consigliere provvedo a scusarmi a nome del consiglio di cui faccio parte per le difficoltà in cui i nostri hanno messo il Borgo a Buggiano, realtà sportiva e societaria che meritava ben altro trattamento.

Daniela Simionato

lunedì 4 luglio 2011

Prova ad aprire (se ci riesci)

Visto che siamo in periodo di dichiarazioni, vi voglio sollevare una questione che è stato anche oggetto dell'ultima manovra economica di Tremonti: agevolazioni fiscali per i neo imprenditori.

Vi voglio riportare un caso che ho avuto nel mio studio che dimostra come è ancora inefficiente (ed è dir poco) il sistema che dovrebbe agevolare l'entrata nel mercato di nuove aziende.

In particolare, abbiamo un nuovo cliente che ha voluto prendere la partita Iva per poter svolgere l'attività di insegnante privato di chitarra. Visto che è "nuovo" abbiamo optato per il neo regime dei "minimi", un regime che è stato creato ad hoc per i neo imprenditori che hanno piccole dimensioni.

In sostanza questo regime si può applicare agli imprenditori individuali che non superano i 30.000 euro di ricavi nell'anno, non hanno spese per beni strumentali (+ spese di affitto) superiori a 15.000 nei 3 anni. Questi a grandi linee i requisiti.

Vantaggi del regime sono che vendi senza Iva (quindi il nuovo imprenditore può vendere ad un prezzo più basso) e, in sostanza, paga due volte l'anno le tasse, una volta a luglio (saldo e 1° acconto) e a novembre (2° acconto)... STOP!! Tutto molto semplice, come il calcolo delle tasse, che sono il 20% dell'utile dell'anno.

Svantaggi:
- il contribuente minimo continua a comprare con Iva (che non si può scaricare, ma va ad aggiungersi ai costi... e potrebbe anche essere un vantaggio indiretto, visto che quindi va in detrazione ai ricavi),
- non ha le detrazioni come gli altri contribuenti, ovvero non ha le detrazioni per i famigliari a carico, per i lavori di ristrutturazione dell'abitazione privata, spese sanitarie...
Poi ci sarebbero tanti altri svantaggi, ma vi vorrei far vedere il meccanismo perverso di questo regime (che però si può avere anche con i regimi normali).

Allora, passando al mio cliente, ha avuto la partita Iva a fine ottobre e ha dichiarato 960 euro di ricevute (0 costi)... vediamo ora il meccanismo delle tasse italiano, che spezza le gambe ai neo imprenditori.

Come abbiamo detto, dei 960 euro il nostro contribuente deve pagare il 20%.

Si arriva a Luglio e deve pagare il saldo... visto che è il primo anno, non ha nessun acconto versato, quindi a saldo deve dare 960*20%= 192 euro.
Più deve versare un acconto a novembre che è pari al 99% delle tasse che vengono calcolate con quello che hai dichiarato l'ultimo anno, quindi (960*20%) * 99% = 190.08 euro.

Il problema viene con l'INPS!! Infatti l'Inps si prende il 26.72%!! Quindi: 960 * 26.72% = 256.52 euro, che viene arrotondato all'unità, quindi 257 euro.
Anche qui ci sono gli acconti, che sono 80% di quello che è venuto da pagare l'anno prima; quindi 256.52 *80% = 205.21... che viene diviso in due quote, una da pagare insieme a luglio e l'altra metà a novembre.

Facciamo due sommette: quindi il mio cliente paga tra saldo e acconto 192 + 190.08 + 257 + 205.21 = 844.29 euro!!! Ciò vuol dire che dei 960 euro iniziali, se tolgo le tasse gli rimane 115.71 euro.

Ma il meccanismo è ancora più diabolico con il secondo anno.

Infatti, mettiamo che l'anno dopo vada a dichiarare un utile di 10.000 euro.... ecco quando andrà a pagare.
INPS: 10.000 * 26.72% = 2672.00 - acc.to 205,21 = 2466.79 (arrotondato a 2467)
+ acc.to nuovo anno 2672*80% = 2137.60
Imposte: 10.000 * 20% = 2000.00 - acc.to 190.08 = 1809.92
+ acc.to nuovo anno 2000.00 *99% = 1980.00

QUINDI: 2467 + 2137.60 + 1809.92 + 1980 = 8394.52 euro!!!! (ricordo: su 10.000 euro).

Questo meccanismo si interrompe l'anno dopo, dove paghi molto meno perchè gli acconti versati sono già calcolati su un importo "alto".

Questo è il meccanismo folle delle tasse italiane, che porta a far girare una bella fetta di guadagni nelle casse dello stato ed enti pubblici (se ci pensate pago: 20% saldo + circa 20% acconto e 26.72% saldo + circa 26.72% acconto Inps = 20+19.8 + 26.72 + 21.38 = 87.90% in tasse).

Io ho preso questo regime, ma più o meno funziona uguale con gli altri regimi. Viene scelto questo regime perchè tendezialmente è funzionale ai nuovi imprenditori perchè di solito uno ha pochi guadagni all'inizio, ed entra piano nel meccanismo (gli si toglie il problema dell'iva e degli studi di settore) e di solito non interessa che si perdi le detrazioni legate alla famiglia (visto che la gente non si sposa più o si sposa tardi) e delle spese mediche (di solito un giovane non ha tante spese di questo genere)... purtroppo il limite di 15000 euro in beni strumentali in 3 anni non permette di potersi comprare o intestare una macchina aziendale (quindi ti precludi le spese dei carburanti) e soprattutto i costi relativi all'affitto (non esistono affitti da 5000 euro l'anno, ovvero 15000/3 anni).

Gli altri regimi però non se la cavano meglio (caso clamoroso: comprò un immobile e lo ammortizzo al 3%... vuol dire che il costo sarà spalmato per più di 30 anni!!). Non dico che sia una cosa insensata, ma che ci vorrebbero delle agevolazioni su chi inizia l'attività (es. i primi due anni non paghi irpef e inps).