mercoledì 13 luglio 2011

Mezzi pubblici? Meglio la macchina!

SVENIMENTI E ATTACCHI DI PANICO. IN CARROZZA VIAGGIA L'APOCALISSE.
DA PISA A FIRENZE: UNA FOLLA STIPATA NEGLI SCOMPARTIMENTI BOLLENTI

Per essere puntuale, è puntuale. Arriva alle 20,32 spaccate, al binario 8 della stazione di Pisa centrale. Per essere puntuale è puntuale sì, solo che non è un treno: è un carro bestiame senza aria, senza logica e senza spazio con la gente in piedi che ha le guace sui vetri, le valigie che rotolano, le ciabatte che volano via negli equilibrismi vari e i piedi che si pestano. Ma è solo l'inizio. Perchè a Pisa centrale, al binario 8, la domenica sera, non ci sono una ventina di passeggieri in attesa. No, c'è il mondo. Tutti ad aspettare il regionale che in un'ora porta a Firenze Santa Maria Novella. E quel mondo, fatto di venditori ambulanti che tornano dalle spiagge, anziani che rientrano dal mare e fiorentini appena atterrati all'aereoporto Galilei, vuol salire per forza sopra “perchè sennò si torna a casa a mezzanotte”. Sicchè via, pigia. Tutti sopra. Comincia il manicomio. Spinte, insulti, sacchi che rotolano, porte che non si chiudono più.

Dall'esterno si preme, dentro si vocia “Basta, non si respira più”. Passano 12, 13 minuti. Non si partirà mica? Sì, si parte. In apnea. Un'anziana minuscola stretta tra un ragazzo di colore e la porta del bagno (chiuso con un fazzoletto) ha un mancamento. Le passano dell'acqua. Una ragazza sfiora l'attacco di panico: “Non c'è aria, ragazzi, non c'è aria...”. Tra uno scompartimento e l'altro, dove in cinque si sta già stretti, si schiacciano più di venti persone. Pontedera, il primo grande sbarco, sembra non arrivare mai. Dieci minuti, quindici, un caldo infernale, l'unica salvezza è lo spiraglio del finestrino. Un uomo armeggia alla porta scorrevole. Ci mette una vita ad aprirla, scavalca una valigia, travolge una donna, resta in piedi non si sa come e poi chiede del bagno. Lo guardano come un visionario “Magari – gli rispondono – se era aperto ci si metteva in tre a sedere sulla tazza”.

Il treno frena, una valigia scivola addosso a un bambino. Qualcuno prende le borse e le schiaccia contro il soffitto. Sembra una commedia ma non ride nessuno. Pontedera, finalmente. I ragazzi di colore scendono, in pochi salgono. Si sta un po' meglio, ma la situazione resta tesa. “Ci fanno anche pagare per questo schifo”, urla qualcuno. “It's incredible, incredible” sussurra un'americana al marito che le fa cenno di stare zitta. San Miniato, Empoli, Lastra. Ora si rifiata.

“Se il capotreno ha autorizzato la partenza vuol dire che non c'erano rischi per i passeggieri” fanno sapere da Ferrovie. Tutto nella norma dunque? “Sì, la domenica sera, a quell'ora e su quella tratta l'affollamento sul treno è fisiologico. Spesso la gente si accalca in alcune vetture ma non si rende conto che magari più avanti o più indietro c'è posto – ci spiegano ancora -. Chi torna dal mare in autostrada ci mette tre ore, ma non protesta. Il punto critico è tra Pisa e Pontedera, ma alla fine la corsa dura poco. Certo magari si sta in piedi, un po' pigiati, ma non è l'apocalisse”. Forse no ma, ci chiediamo, se qualcuno si fosse sentito male per davvero che sarebbe successo? Non esiste un controllo? Poco dopo le 21,30 il treno arriva a Firenze. “Stazione di Santa Maria Novella, fine della corsa” dice l'altoparlante. “Eh anche perchè più in là se Dio vole non si va”, scherza un anziano. E la tensione se ne va. Così è una domenica sera in treno da Pisa a Firenze.